mercoledì 7 novembre 2018

Senza pasturazione preventiva



Testo e foto di:   Matteo Diodati 


   Il titolo farà “storgere” la bocca ad alcuni storici di questa disciplina ma la disponibilità di tempo minore, negli ultimi anni, mi ha portato a scoprire come sia possibile catturare anche senza preparare la nostra zona di pesca con una pasturazione preventiva. 
   Ovviamente non parlo di grandi laghi o fiumi ma di piccoli spot dove è facile intercettare il pesce. La mia esperienza nasce nelle acque correnti dove in poche ore di pesca e senza pasturazione, in alcuni casi addirittura deleteria, ho ottenuto discreti risultati in tutte le stagioni. Fondamentale sarà la fase di osservazione e la conoscenza dello spot di pesca. 



La chimica ci viene in aiuto 


   Molti di noi sono fortemente convinti che quasi tutte le esche debbano essere prima conosciute e poi accettate dal pesce perché se ne nutra. Esche come il mais, le tigernuts ma anche le stesse boilies, sono composte da nutrienti di base le cui molecole sono pressoché identiche al cibo naturale che le nostre amiche trovano sui fondali. La carpa di fronte ad informazioni olfattive non si mette ad analizzare l’origine del cibo che trova e se ne va direttamente a nutrire quasi sempre riconoscendo i segnali chimici dei macro e micronutrienti. Qui fanno sicuramente eccezione luoghi pressati dove i pesci hanno raggiunto un certo livello di sospettosità e possono arrivare a rifiutare ciò che gli proponiamo. 





L’esempio dell’amido 


   L'amido è un composto organico della classe dei carboidrati presente in gran parte degli alimenti naturali di cui la carpa si nutre. Caratterizzato da un gran numero di unità di glucosio, il quale è un ottima fonte energetica anche per i pesci, è comunemente contenuto in alimenti come mais, riso, la frutta, i semi e i tuberi delle piante ma anche nei legumi come i fagioli. L’ amido è solo un esempio, forse il più lampante, ma sono molte le molecole che i pesci riconoscono negli alimenti artificiali o naturali che siano. Dobbiamo mettere nella nostra mente che l’olfatto dei pesci va oltre l’aroma con cui rendiamo gustose le nostre palline e che spesso attrae più noi che loro. Un buon mix bilanciato ed appetibile rende mille volte di più di un buon aroma, per questo credo tantissimo nel self-made. 



Quando la pasturazione è deleteria 


   Spesso, in alcuni spot del mio fiume, ho riscontrato una diminuzione di abboccate del pesce se non addirittura l’assenza, dopo una pasturazione preventiva. Personalmente le motivazioni che mi sono dato possono essere tre: 

  • che il pesce colleghi ad un abbondare di cibo un pericolo come per esempio negli spot pressati dove oramai i pesci sono smaliziati e spesso sono sempre i soliti ad essere catturati;
  • che il pesce, non è condizionato dalla nostra pasturazione, mi vengono in mente laghi famosi dove da sempre è impossibile fermare il pesce anche lanciando molti chilogrammi di esche;
  • che il pesce raggiunga uno stato di sazietà e/o apatia nel caso di un eccesso di cibo molto disponibile e molto, forse anche troppo nutriente; 
  • che le esche abbiano una scarsa qualità e/o un sovra-dosaggio aromatico ed il pesce se ne nutra soltanto dopo giorni di immersione in acqua quando la boilie si è “scaricata”. 


In conclusione 

   Dopo i ragionamenti precedentemente esposti, ho iniziato da tempo a non preoccuparmi più di pasturare preventivamente, e con l’utilizzo di esche alternative e boilies rapide e di qualità, catturo senza problemi. Tutto ciò una volta impensabile, è stato reso possibile da semplici valutazioni e prove sulla sponda del fiume. 

Matteo Diodati