mercoledì 11 settembre 2024

Surface Fishing



Testo e foto di Matteo Diodati




Oggi è il giorno successivo ad un molto atteso temporale estivo e l’esperienza mi induce a partire per tre ore di pesca nel tardo pomeriggio. L’aria è palesemente più respirabile rispetto al caldo torrido delle settimane precedenti e sicuramente può accadere qualcosa di interessante.

Dopo aver girovagato nelle mie zone, qualche giorno prima, alla ricerca di piccoli spechi d’acqua sperduti nei boschi, la mia attenzione ricade su di un vecchio laghetto che non frequento da una decina di anni, dove non mi sono mai approcciato alla carpa, soprattutto alle erbivore di cui ho appurato la presenza.





Giunto sul luogo, inizio la camminata sul sentiero verso il lago; con me ho solo occhiali, un binocolo, fionda e pane. Ebbene sì, che pesca di superficie sia!

Delle tre ore disponibili, metà le spendo ad osservare lo specchio d’acqua, pasturare a galla, perlustrare i vari accessi alla sponda, monitorare col binocolo quali pesci si fanno vedere in superficie, finché non vedo ciò che mi interessa.






Corro all’auto a prendere la poca attrezzatura necessaria e la preparo rapidamente. In pochi minuti sono sul pesce e vedo alimentarsi uno degli esemplari che voglio catturare, anzi sono due, non una ma due interessanti erbivore in mezzo ad alcune carpe. Serve un lancio perfetto per selezionare proprio uno di quei due pesci ma purtroppo il primo non va a buon fine; infatti, il mio innesco cade troppo vicino alle due erbivore che si spaventano e fuggono con un’esplosione d’acqua che fa sparire ogni pesce dalla superficie per un buon quarto d’ora.

Pazienza, questo tipo di pesca è tutt’altro che semplice, mi rimbocco le maniche e attendo seduto in mezzo alla vegetazione riparia. La fortuna non mi assiste perché nel frattempo arrivano sul lago madre e figlia intente a raccogliere more selvatiche per farne marmellate che, oltre a schiamazzare proprio nel punto in cui mi trovo, lasciano fare il bagnetto al loro cagnolino. Una bellissima scenetta familiare che comprendo benissimo, per carità, però che sfiga!






Di pesci neppure l’ombra e il mio - già poco - tempo a disposizione sta per terminare ma attendo e faccio bene, perché a riapparire in superficie è proprio una bocca piatta e larga di colore grigio smunto. Sento salire la frequenza cardiaca mentre preparo il lancio, stavolta il pane cade nel punto giusto, né troppo vicino né troppo lontano dal pesce. Posso giurare di non essere riuscito a contare fino a dieci, perché quella bocca improvvisamente fa sparire l’innesco ed è fatta: inizia il tipico combattimento in cui l’erbivora si fa trascinare a riva e poi riparte con le sue sfuriate incredibili che con una otto piedi e un nylon dello 0.25, il tutto in mezzo ad alcuni ostacoli, richiede non poche doti tecniche a gestire la situazione.







Morale della favola: in estate il pesce si muove molto di più negli strati superficiali dei laghi e un approccio che richiede poco tempo può essere molto più produttivo e divertente di lunghe e inutili attese pescando tradizionalmente a fondo, provateci! Più avanti dedicheremo un articolo al carpfishing di superficie. In quanto al tempo che vi serve, 99% osservazione – 1% pesca. Buona fortuna!

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