testo e foto di Matteo Diodati
Una delle pesche che sicuramente mi contraddistingue di più come pescatore di carpe è quella in acque correnti. Vivo in un tratto dell’alto fiume Serchio che ospita numerosi esemplari che si sono adattati alle limpide e veloci acque di questo fiume. La morfologia del Serchio è caratterizzata da molteplici salti d’acqua che formano delle “piane”, i cui fondali, più profondi e ricchi di ripari, consentono ai pesci di sopravvivere durante le possenti piene.
Questi sono ambienti complessi da affrontare, dove i pesci, molto sospettosi, non si lasciano ingannare facilmente dalle nostre trappole. Inoltre parliamo di acque molto fredde in gran parte delle stagioni, soprattutto in inverno ma anche fino in tarda primavera quando, un ulteriore crollo termico è dovuto allo scioglimento delle nevi. Sono perciò molteplici le variabili che possono compromettere o rendere una sessione di pesca memorabile.
Approccio
Prima di tutto dobbiamo conoscere i settori dove il pesce staziona o ancor meglio dove si alimenta, spesso circoscritti in piccoli zone della piana che decidiamo di affrontare. I sopralluoghi lungo le sponde spesso ripide ed impervie sono fondamentali, quindi se gradite pescare con la massima comodità ma soprattutto senza dover preparare per bene le sessioni, questa già non è pesca che fa per voi. Quì ogni pesce è sudato e quasi sempre, dopo averlo catturato, non ci resta che smontare ed andarcene dato che i branchi di carpe saranno entrati in allarme.
La tecnica dello “stalking” resta a parer mio la più adatta e produttiva, perché ci permette di rimanere agili negli spostamenti, i quali possono essere numerosi anche nell’arco di una breve sessione. L’utilizzo di una sola canna o massimo due è vivamente consigliato dato che troppe lenze, tese in acque molto limpide come queste, non fa che allontanare il pesce. Consigliatissimo l’uso dei tendilenza.
Pasturazione e terminali
La pasturazione è fondamentale qualora ci troviamo in ambienti più ampi dove il pesce è solito migrare da una zona all’altra in cerca di buoni pascoli. Parlando invece di “piane” ristrette, lunghe a malapena qualche centinaio di metri, pasturare ha secondo me un ruolo non fondamentale, dato che basterà lanciare un’esca ben attrattiva ed appetibile proprio in corrispondenza dei pesci. Per quanto riguarda i diametri, amo rimanere intorno ai 12-15mm fino a tarda primavera per poi salire a 20-25 mm quando l’attività del pesce diverrà frenetica. Sottolineo che con acqua ancora fresca, le carpe hanno l’abitudine di mangiare “in punta di labbra”, e non è infatti difficile ricevere false partenze o vibrazioni della cima della canna proprio perché il pesce non rimane allamato. Consiglio quindi di scendere sia con la dimensione dell’esca che dell’amo.
Dopo queste riflessioni, il consiglio che vi do è di cercare un punto che vi piace, magari una "piana" dimenticata da tutti, e provare a vedere cosa ha in serbo per voi. Buona fortuna!!!