Sono oramai molti i "professori" carpisti che si possono incontrare sulle sponde dei fiumi e delle cave, pronti a giudicare e voler insegnare la loro teoria.
Molto spesso sono persone precise nei dettagli, nella preparazione dei terminali, nella pasturazione, ma che tralasciano tutti quei segnali visivi o uditivi che alimentano il senso dell' acqua. Così l' eccessiva convinzione, spesso madre delle delusioni, porta al fallimento o anche ad una serie di fallimenti detti in gergo nostrano "cappotti".
A mio avviso, il primo approccio ad una nuova acqua, deve essere lento e cauto; personalmente, poche volte ho affrontato un nuovo spot con canne e pod ma semplicemente ad accompagnarmi è stata la pazienza, l' occhio e l' udito.
Specie nelle cave di discrete dimensioni è fondamentale capire da subito le zone di alimentazione e/o stazionamento tradite dalla presenza a galla, nelle calde giornate, delle nostre amiche/avversarie.
Anche in inverno però, un semplice salto può segnalarci la presenza di anche un solo pesce in attività…ricordo una sessione invernale con il mio amico Ivano molti anni fa in una piccola cava…passammo un intera giornata senza un Bip ad osservare il lago quando verso sera una carpa tradì la sua presenza con una sgallata al centro del bacino…Ivano non esitò a recuperare una canna e rilanciarla proprio nel punto esatto del salto, regalandosi una partenza nel giro di pochi minuti.
Ho visto anche rumeni con una bolognese prendere a galla carpe in una cava in cui il pesce si concentrava tutto nel solito punto, mentre carpisti pescavano in tutt' altra zona giustificandosi col fatto di aver pasturato settimane in quello spot…
Morale della favola gente, ancor prima di munirvi di barca ed eco, boilies ed attrezzatura, tirate fuori pazienza e rizzate le orecchie; in più portate sempre un binocolo e degli occhiali polarizzati…le carpe sono li…pronte a farsi notare…
e prendere!!!
Diodati Matteo