Di recente, con il mio socio, ho affrontato una cava di grosse dimensioni e colgo come a mio solito l' occasione per una bella riflessione riguardo gli aspetti tecnici e pratici da attuare.
Si tratta di una cava artificiale risalente probabilmente alla fine degli anni 50, le sue dimensioni non sono ragguardevoli ma parliamo comunque sia di uno dei più grandi bacini formatisi in seguito a scavi estrattivi di tutta la toscana.
Le sponde si presentano per la quasi globalità a picco e sono pochi i bassi fondali piatti e lineari; ciò complica o facilita, a seconda dei punti di vista, l' azione di pesca dato che le acque raggiungono rapidamente profondità considrevoli fino ai 10 metri.
I sotto riva sono poi particolarmente zeppi di legnaie e alberi sommersi, dove le carpe si insediano come da sempre ormai ed è sicuramente qui che andremo a cercarle rischiando sempre tanto.
A complicare le cose un fattore importante: la pressione di pesca; da anni ormai, la cava è presa d' assalto da decine e decine di carpisti che occupano le sue sponde ogni fine settimana e spesso anche per settimane intere, disturbando il pesce e la sua attività; ci tengo a precisare che a mio pare sono pochi coloro che affrontano la cava con serietà e buona tecnica, dato che ho avuto l' occasione di assistere a dei veri e propri "rave party" che sono perdurati per tutta la nottata di pesca con musica a volume impressionante e pazzi drogati in giro per le sponde ( poi si dicono "carpisti" ); ovvio l' esito delle nottate: cappotti a go-go.
Considerevole anche il via vai di barchini e belly boat dei praticanti dello spinning, i quali rispetto a pieno data la mia passione anche per questa tecnica ma che inevitabilmente reca stress al pesce.
Passiamo al dunque: siamo andati alla cava un giovedì, prima della nostra sessione, per raccogliere informazioni da ragazzi in pesca e per scegliere la postazione più opportuna; la fortuna ci assiste dato che troviamo subito la zona di stazionamento delle carpe le quali in gran numero affollano le acque vicine a un grande albero sommerso ma siamo ancora più fortunati a scoprire che la postazione di fronte a queste zone è libera e decidiamo perciò di partire alle 6 l' indomani per prenderla prima di qualcun'altro.
Fantastico, sono le 7 di venerdì mattina e, a parte un inconveniente con l' auto che si è fermata per fortuna a pochi metri della postazione, siamo contenti: nessuno ci ha anticipati, la postazione è libera.
Si parte, montata l' attrezzatura il gioco è semplice dato che la destinazione delle nostre lenze e sulla sponda opposta a circa 180 metri dove alcune carpe tradiscono già la loro presenza.
Per quanto riguarda le esche e la pasturazione abbiamo optato per le granaglie escludendo quasi completamente l' uso di boilies che a nostro avviso sono svantaggiose da utilizzare in posti super pressati dove ne hanno viste di tutti i diametri, gusti, colori e qualità.
Ci siamo così affidati a canapa e tigernuts con una leggera aromatizzazione alle erbe (rosmarino, salvia, menta, timo, aglio e pepe) ovviamente tutto al naturale con inneschi rigorosamente piccoli composti da doppia tiger bilanciata con cilindri di sughero all' interno.
Riguardo ai terminali, rigorosamente corti di circa 15 centimetri per garantire una allamata immediata, collegati ad una zavorra a perdere di circa 200 grammi, bloccata con una fascetta in gomma per garantire la trazione della treccia a lunga distanza e contrastare la forza del vento.
La durata della sessione è stata di circa 48 ore in cui abbiamo avuto 3 partenze riuscendo però a portare a riva un solo pesce; non è facile fare molte partenze in questo tipo di acque e se non scegliamo gli spot giusti affrontandoli con la giusta tecnica è facile tornare a casa con giorni di cappotto sulle spalle.
Diodati Matteo
È possibile sapere dove si trova questo posto
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