lunedì 1 dicembre 2014

Processo di domesticazione della carpa

Testo e foto di    Matteo Diodati


Nelle ultime sessioni di pesca ho vissuto esperienze importanti che mi hanno portato ad profonde riflessioni sul comportamento della carpa...sono arrivato alla conclusione che questo pesce, come molti altri animali, ha subito nel corso di secoli un lento processo di domesticazione, differenziando i propri comportamenti e in particolare modo quelli alimentari...vi siete mai chiesti perchè ci sono carpe che vengono catturate spesso anche nell' arco di un anno e altre che invece si intravvedono nelle acque chiare degli specchi d' acqua ma non sono mai arrivate a guadino?
Cerchiamo di studiare la situazione...

Di cosa si tratta?

Da Wikipedia: [...per domesticazione si intende in genere il processo attraverso cui una specie animale o vegetale viene resa domestica, ovvero abituata alla convivenza con l'uomo e al controllo da parte di quest'ultimo. Per molte specie, la domesticazione ha comportato notevoli mutamenti nel comportamento, nel ciclo di vita e addirittura nella fisiologia...]

differenze tra domestico e selvatico

La domesticazione della carpa risale all' epoca romana, quando per necessità alimentari questo pesce venne importato dai paesi dell' est fino all' europa occidentale. In epoca recente invece tale animale viene allevato, nel nostri e nei paesi vicini, per scopo sportivo cioè per il ripopolamento di laghi per la pesca sportiva. Cerchiamo di capire quali sono le caratteristiche fondamentali di una carpa che nasce e cresce in un allevamento: prima di tutto il grande bagaglio genetico già la differenzia da tutte le altre carpe selvatiche ed ora entriamo nello specifico; quali qualità deve avere un pesce di allevamento?
- essere forte e resistente;
- crescere rapidamente;
- rendere minimi i costi di allevamento.

 Quì già vi ho detto tanto; esaminiamo ora le caratteristiche di una "Wild carp" magari di fiume o di un lago naturale:


- non necessariamente nascono tutte forti e resistenti e quì entra in gioco la selezione naturale;

- cresce in base all' ambiente in cui vive, inteso come fonte di cibo ma non solo, ossigenazione, temperatura dell' acqua media, presenza di agenti patogeni ecc. ;
- è costretta ad adattarsi a ciò che la natura le mette a disposizione.


Lunga e possente lottatrice, catturata sotto un acquazzone estivo


..quindi ?

Con queste poche considerazioni è chiaro come un pesce selvatico sia sottoposto ad un maggiore stress e quindi selezione, mentre in un allevamento ogni esemplare nasce e cresce sotto il continuo controllo dell' uomo il quale si occupa accuratamente della loro alimentazione dei vaccini ecc.

Tutta questa analisi ci porta a capire perchè ci siano carpe che si fanno "bucare" più spesso di altre e carpe che addirittura non sono mai state bucate. Ricordo quando molti anni fa ho avuto l' onore di leggere uno dei primi libri di Leon hoogendijk, dove raccontava di una piccola cava dove aveva pescato per anni e dove credeva di aver catturato tutti i pesci del posto. In un inverno molto rigido il lago gelò completamente provocando la morte di tutti gli esemplari; tra di essi Leon riscontrò la presenza di carpe mai catturare e, benché rappresentassero una piccola percentuale della popolazione di quel lago, era chiaro che ogni ambiente acqautico contenesse una quantità di esemplari molto difficili da catturare per molteplici motivi.



Una wild si gode i pochi raggi si sole di questa estate catastrofica

Tutt' oggi mi trovo personalmente alle prese con situazioni di questo genere in una cava privata di piccole dimensioni, dove in passato la pressione di pesca era stata elevatissima. I pesci catturati sono ciclicamente sempre i soliti nonostante abbia notato la presenza di numerosi esemplari, anche di grandi dimensioni, mai "salpati"; si tratta di longilinee e possenti carpe regine ma possiamo chiamarle "wild", le quali rifiutano drasticamente il cibo artificiale gettato in acqua, per sospettosità e differente abitudine alimentare.

la mossa vincente

Vi assicuro però che la cattura di questi esemplari è possibile. Armatevi di grande pazienza e costanza ed iniziate una pasturazione molto cadenzata, se possibile addirittura giornaliera come ho fatto io. Grazie ad un amico, Claudio, il quale vive a ridosso dello specchio d' acqua da me preso in oggetto, è stato possibile questo genere di pasturazione. Claudio ogni giorno per circa un mese, ha preso la buona abitudine, dopo il consueto pranzo, di fare un giro sulle sponde del lago a gettare le "palline" di ottima qualità da me fornitegli; la quantità, data la frequenza della pasturazione è stata minima e data la taglia delle carpe viste in superficie abbiamo abbondato con i diametri lanciando sia 24 
che 30mm.



Estratta da una legnaia grazie ed uno shock leader da 0,70mm


Dopo circa un mese di pasturazione abbiamo raccolto i frutti anche se i problemi sono stati altri a causa dell' impeto dei pesci e del fondale tappezzato di ostacoli...
Spero di aver dato a tutti un buono spunto per insidiare quei pesci difficili la cui cattura vi renderà angler fuori dal comune...

In bocca alla big!!!







martedì 29 aprile 2014

Il Rig "Regolabile"

testo e foto di   Matteo Diodati 


Nuovi tipi di terminali abbondano nelle pagine delle riviste. 

Si parla di terminali del futuro in grado di catturare pesci in ogni caso e situazione; sempre più complicati e laboriosi nella loro costruzione tanto da doversi munire di morsetti, colle, rullini da filo per la costruzione delle mosche, guaine, trecce, fluorocarbon e chi più ne ha più ne metta.
Mi sembra di capire che la vera necessità sia quella di trovare nuovi prodotti da vendere, su cui scrivere articoli che non fanno altro che confondere le idee a tutti noi.

Quando preparo terminali faccio in modo che siano identici



Diciamo la verità, non sono necessarie scatole strapiene di molteplici tipi di ami, trecce, guaine ecc. Per quanto riguarda le mie situazioni di pesca mi affido sempre a 3 massimo 4 tipi di ami e due, tre tipi di trecce.
Per le costruzioni dei terminali mi affido sempre ai più classici e semplici anche perché, diciamolo chiaro, la semplicità paga sempre.


Il terminale "regolabile"

Un terminale da sempre efficace ed adattabile a molteplici esche e boilies di diversa misura è quello che io chiamo terminale regolabile.
Quante volte ci siamo trovati a dover costruire un terminale all'ultimo momento e di fretta perché nella nostra cassetta, nonostante la miriade di terminali pronti, non avevamo quello adatto per la boilie di quel determinato diametro?


Materiale che occorre per costruire il Regolabile


Il Regolabile viene incontro a questa esigenza e ci permette di cambiare rapidamente il diametro delle boilies o addirittura il tipo di presentazione, passando per esempio da un innesco singolo ad un doppio innesco o addirittura ad un omino di neve, il tutto grazie al suo hair rig che risulta appunto regolabile semplicemente avvolgendolo al gambo dell'amo.

Costruzione

La costruzione è molto elementare: il tutto consiste nel realizzare un tradizionale nodo senza nodo con un hair righ molto lungo (io lo lascio di 4 cm); dopodiché dobbiamo inserire nel gambo dell' amo un tubetto in silicone o una perlina dietro la quale arrotoleremo l'hair righ finché non rispecchierà le nostre necessità. Sarà ovvio che abbiamo un certo margine di misure da utilizzare per quanto riguarda la boilie, dato che sarà assurdo per esempio innescare una boilie da 30 mm su un regolabile il cui amo è molto piccolo o viceversa, ma ciò ci permetterà ad esempio di svariare tra una pallina da 18mm e una da 24mm senza necessariamente dover preparare un nuovo terminale.


Il Regolabile pronto all'uso


Questo è il terminale che mi ha permesso di catturare con semplicità ed efficacia in molteplici situazioni di pesca; spero che possa esservi utile.

Matteo Diodati