giovedì 26 ottobre 2023

Caldo torrido

 Testo e foto di Matteo Diodati


L’estate è divenuta ormai estremamente calda. Quest’anno sono state registrate temperature record ovunque e andare a pescare è diventata una prova di sopravvivenza. Tuttavia, un malato di pesca come me non è riuscito a mollare: ho sistemato una vecchia postazione a due minuti da casa, sul mio fiume, totalmente all’ombra della folta vegetazione, ed ho optato per brevi sessioni.


Una basta e avanza
Qui una basta e avanza


 La temperatura registrata è stata di oltre trenta gradi anche nelle tarde ore del pomeriggio, dentro a quella specie di bunker vegetale, pazzesco! Tuttavia, nel momento del crollo termico, il pesce si è mosso e concesso.


Al totale riparo dal sole


Mi sono avvalso di una pasturazione preventiva il giorno prima delle uscite, durate in media appena tre ore, con ottime ready made, ma soprattutto ho portato con me una bella scorta di acqua e frutta fresca per sopravvivere a quella calura.


Un tetto naturale


Non ho avuto grandi pretese in quanto al peso delle catture, sapendo che qui un pesce di dieci chili è già un record; ho voluto ricercare pesci dalla livrea interessante e proprio nell’ultima di queste brevi uscite è arrivata una bella scaled, una vecchia conoscenza che negli anni si è spostata scendendo l’alveo del fiume da zone più torrentizie fino a questa lunga piana dove pare essersi stanziata e dove magari riuscirà anche a crescere raggiungendo un peso più elevato.




Combattimenti estremi anche a causa di alcuni ostacoli in acqua; l’approccio di pesca è stato un “marginal” proprio per il rischio di incagliare pesci negli alberi sommersi. Che dire, mi sono divertito, in un luogo dove la pace ed il relax la fanno da padroni e dove nessun’altro ha mai messo piede data la difficoltà nel raggiungerlo e trovarlo.


Un piccolo treno fluviale

Una divoratrice di vongole

Snelle in corrente

Una vecchia conoscenza


venerdì 25 agosto 2023

Il giardino segreto

Testo e foto di Matteo Diodati


Attraverso incantato la radura che porta al lago; alcuni conigli selvatici fanno capolino, poi fuggono nei loro sentieri al di sotto dei rovi. Odore di pollini, è primavera!



Molti uccelli: due coppie di poiane volteggiano, un airone si è posato su di un tronco in acqua e attende la sua preda; il martin pescatore cattura gambusie e se le gusta da sopra un ramo. Pure la ghiandaia, uccello tra i più timidi, abituale del fitto bosco, si affaccia sullo specchio d’acqua. Di sicuro questo luogo è in pace; non ci sono tracce del “nemico” umano; la natura qui la fa ancora da padrona e pure i pesci si fanno vivi con salti e bollate.


Raggiungo la riva e preparo rapidamente i “ferri” del mestiere. Fra poco farà notte; sono uscito di corsa da scuola, ancora stordito dalle urla dai bambini a cui insegno educazione fisica. Niente di meglio di tre ore di pace assoluta.

Il fondale è molle e poco compatto tranne in un punto; nelle uscite successive questo produrrà quasi tutte le mie catture.



Va giù il sole ed io indosso cappello e cappotto. Apro il termos e mi verso un po’ di tisana calda. Che silenzio! Da molto non passavo qualche ora in un posto così. Solo a tratti riesco a udire l’autostrada, stupendomi perché è davvero lontana da li.

È quasi completamente buio, il freddo si fa sentire: è un marzo fresco ma l’acqua è già ad una temperatura discreta. Ho letto che esporsi al freddo ha effetti positivi sul nostro organismo, e lo riconosco. Il caldo invece non lo sopporto.



Sento un fruscio. Il sole è tramontato da un pezzo ma ancora c’è un filo di luce. Un grosso capriolo è dietro di me. Si sta avvicinando per abbeverarsi allo specchio d’acqua, poi però mi nota e fugge spaventato emettendo il suo caratteristico “abbaiare”. Che emozione!

***

Non dimenticherò mai il primo giorno su quel piccolo specchio d’acqua; ci sono tornato più volte ed ho rinnovato la consapevolezza che ogni ambiente, anche il più piccolo, può avere molto da insegnare. Le catture, infatti, sono state sudate e solo dopo un po' di test e di studio si sono concesse.



Ora mi trovo al riparo dietro alcuni rovi e posso scorgere la volpe sulla riva opposta che effettua il suo giretto quotidiano all’imbrunire. Nel frattempo, la minutaglia mi fa impazzire con continue toccate all’innesco. Gli alberi iniziano a sfoggiare le loro foglioline mente il vento fresco le accarezza.

Una mattina inizio a scorgere delle mangiate a galla ed è così che inizio a cimentarmi nella pesca di superficie con pane ed altre esche galleggianti. Nulla di più divertente. Non lo avrei mai detto in un lago naturale, ma inizio a prendere più in questo modo che nella classica pesca a fondo.



Carpe regine e anche qualche bella specchio si fanno portare a guadino ma solo dopo discreti combattimenti (uso una 9 piedi con lenza madre dello 0,25).

Che dire, posto super selvaggio, pesci combattivi e dalle livree niente male, in un ambiente che conoscevo da vent’anni ma avevo snobbato mirando a mete più blasonate e ricche di pesci grossi.

Perché partire per mete lontane, quando nemmeno conosciamo gli angoli più segreti del nostro giardino?