Testo e foto di Matteo Diodati
Molti
uccelli: due coppie di poiane volteggiano, un airone si è posato su di un
tronco in acqua e attende la sua preda; il martin pescatore cattura gambusie e
se le gusta da sopra un ramo. Pure la ghiandaia, uccello tra i più timidi,
abituale del fitto bosco, si affaccia sullo specchio d’acqua. Di sicuro questo
luogo è in pace; non ci sono tracce del “nemico” umano; la natura qui la fa
ancora da padrona e pure i pesci si fanno vivi con salti e bollate.
Il fondale è
molle e poco compatto tranne in un punto; nelle uscite successive questo
produrrà quasi tutte le mie catture.
Va giù il
sole ed io indosso cappello e cappotto. Apro il termos e mi verso un po’ di
tisana calda. Che silenzio! Da molto non passavo qualche ora in un posto così.
Solo a tratti riesco a udire l’autostrada, stupendomi perché è davvero lontana
da li.
È quasi completamente
buio, il freddo si fa sentire: è un marzo fresco ma l’acqua è già ad una
temperatura discreta. Ho letto che esporsi al freddo ha effetti positivi sul
nostro organismo, e lo riconosco. Il caldo invece non lo sopporto.
Sento un fruscio.
Il sole è tramontato da un pezzo ma ancora c’è un filo di luce. Un grosso
capriolo è dietro di me. Si sta avvicinando per abbeverarsi allo specchio
d’acqua, poi però mi nota e fugge spaventato emettendo il suo caratteristico
“abbaiare”. Che emozione!
***
Non dimenticherò mai il primo giorno su quel piccolo specchio
d’acqua; ci sono tornato più volte ed ho rinnovato la consapevolezza che ogni
ambiente, anche il più piccolo, può avere molto da insegnare. Le catture,
infatti, sono state sudate e solo dopo un po' di test e di studio si sono
concesse.
Ora mi trovo
al riparo dietro alcuni rovi e posso scorgere la volpe sulla riva opposta che
effettua il suo giretto quotidiano all’imbrunire. Nel frattempo, la minutaglia
mi fa impazzire con continue toccate all’innesco. Gli alberi iniziano a
sfoggiare le loro foglioline mente il vento fresco le accarezza.
Una mattina
inizio a scorgere delle mangiate a galla ed è così che inizio a cimentarmi
nella pesca di superficie con pane ed altre esche galleggianti. Nulla di più
divertente. Non lo avrei mai detto in un lago naturale, ma inizio a prendere
più in questo modo che nella classica pesca a fondo.
Carpe regine
e anche qualche bella specchio si fanno portare a guadino ma solo dopo discreti
combattimenti (uso una 9 piedi con lenza madre dello 0,25).
Che dire, posto super selvaggio, pesci combattivi e dalle
livree niente male, in un ambiente che conoscevo da vent’anni ma avevo snobbato
mirando a mete più blasonate e ricche di pesci grossi.
Perché
partire per mete lontane, quando nemmeno conosciamo gli angoli più segreti del
nostro giardino?