mercoledì 13 marzo 2013

PRESENTAZIONE con PIOMBO LIBERO

( prima parte )


di  Simone Bertoni

UTILIZZATA MOLTO PER LA PESCA IN MARE, APPLICATA 
IN DETERMINATE CONDIZIONI, QUESTO TIPO DI PRESENTAZIONE OFFRE RISULTATI ECCEZIONALI...

Il carpfishing, è sicuramente una tipo di pesca molto complesso in tutte le sue fasi di preparazione.
Questa complessità, fa si che vi siano numerose varianti da provare e sperimentare, le quali chi più chi meno, possono darci risultati diversi in determinate situazioni.
La nostra tecnica ha ricevuto molto dalle tecniche di pesca in mare specialmente nei primi periodi di cosiddetta formazione, e ancor oggi alcune situazioni che si vengono a creare possono essere affrontate in modo adeguato, applicando al carpfishing regole tipiche delle tecniche da mare.
Nel nostro caso vorrei parlare di un tipo di montaggio che in questi anni mi ha dato numerose soddisfazioni, ma soprattutto mi ha permesso di pescare anche in luoghi considerati inpescabili dalla maggior parte dei carpisti.





APPLICHIAMO RAGIONANDO

Vorrei iniziare il nostro discorso con questa precisazione credo d’obbligo: la sperimentazione nella pesca è una cosa fondamentale, se no lo stesso carpfishing non esisterebbe; ricordate quei due pescatori “PAZZI” che volevano pescare carpe mettendo l’esca fuori dall’amo! 
Vi sono alcune regole fondamentali da rispettare e la principale è quella di non mettere mai a repentaglio l’incolumità dei pesci e dell’ambiente, credetemi, non avrebbe alcun senso. Per il resto vale tutto purché resti nei canoni del carpfishing.
Quando io ho interpretato alla mia maniera quel tipo di acque difficili, utilizzando il piombo libero, non tutti sono stati cortesi con me e si sono sbizzarriti, inviandomi una serie dei più disparati tipi di insulto, che chiaramente non mi sento di ripetere, il tutto perché non ritenevano opportuno il mio tipo di intervento sul montaggio, dicendo che ne andava a discapito del effetto autoferrata, e che avere vantaggi da una parte per perderne dall’altra non aveva senso. 
Per me non era così e dopo qualche anno di esperienza e di prove, sono certo che questo sistema è una vera e propria garanzia di successo, che ora desidero condividere con Voi, rispedendo gli amichevoli insulti al mittente.





QUANDO E PERCHE’

Le classiche montature del carpfishing sono quelle che adottano un tipo di piombo bloccato, che si chiamino o in-line, bolt rig o elicopter rig ecc..
Questi tipi di montaggio, sono altamente autoferranti e si adattano ad ogni tipo di situazione di pesca, che sia essa a corta, media o lunga distanza. I vantaggi che danno sono molteplici e il fatto che da sempre sono utilizzate, ci invita a proporle in modo continuativo, ma esistono situazioni nelle quali questi montaggi non sono pienamente efficienti, e addirittura possono risultare fortemente penalizzati.
Poniamo l’esempio più classico: ci troviamo a pescare sulla sponda di un fiume con presenza di corrente e un importante scalino ad una quindicina di metri di distanza (comunque sia vicino la sponda) dalla nostra postazione. Come noi tutti sappiamo, la zona di pesca immediatamente sotto lo scalino, sarà altamente pescosa, vuoi per il deposito naturale del cibo portato dalle acque del fiume, vuoi per un tipo di pasturazione incentrato su questa situazione. 




Prima di continuare apro una piccola parentesi relativa ai fiumi.
Sappiamo che in un fiume con presenza di corrente, è assolutamente inutile andare a cercare zone di pesca molto lontane dalla sponda, perché una piccola accelerazione delle acque o la semplice apertura delle dighe a monte, potrebbero rendere inutile tutta la nostra opera di pasturazione preventiva effettuata nei giorni precedenti l’uscita. Questa regola avrà validità ancora maggiore se la nostra uscita di pesca non sarà preceduta da un’ opera di pasturazione preventiva, poiché sarà appunto in questo momento che si potranno sfruttare questi depositi di cibo naturale, e porre sopra di loro i nostri terminali.
Tagliare in due un fiume con il lancio e o con l’utilizzo della barca è assolutamente poco opportuno tranne che in pochissimi casi e condizioni. I terminali verrebbero trascinati altrove rispetto alle zone individuate da noi, e si finirebbe per andare fuori pesca; in più la corrente porta con se piccoli rami ( anche grandi talvolta), alghe o altre cose che possono impigliarsi nelle nostre lenze rendendoci la pesca un’ angoscia più che un piacere. 




Torniamo qualche riga a monte e riprendiamo il nostro discorso da dove l’avevamo lasciato, dicendo appunto che lo scalino ci dà notevoli garanzie. Pescare in uno scalino vicino alla riva però non è cosa così semplice come può apparire, specialmente se lo scalino è molto marcato. 
Vi siete mai chiesti quale sia la posizione della nostra lenza, al momento che si adagia sul fondale in prossimità di uno scalino? Vi è mai capitato personalmente di sentire una partenza, di ferrare e trovare il vostro filo tagliato di netto come fosse stata una forbice? O ancora vi è capitato talvolta di riuscire a ferrare in modo adeguato una carpa, e dopo averla tenuta per qualche momento vederla prendere il largo a causa di una netta rottura del filo? 
A tutte queste situazioni c’è una spiegazione pratica: il nostro filo messo in tensione, e con il peso del piombo, crea un angolo molto marcato rispetto allo scalino sottostante, e su questo influisce in maniera inversamente proporzionale l’altezza della sponda dalla quale si pesca. 
Nella fase statica il nylon non è sollecitato, e non viene assolutamente intaccato, mentre tutto cambia nella fase attiva ossia al momento in cui il pesce abbocca alla nostra esca ed inizia la sua opera di fuga.
La fase dell’abboccata, come tutti sappiamo, avviene prima con l’individuazione del cibo, successivamente il pesce si avvicina aspirando la nostra esca, e qui a questo punto entra in funzione il nostro piombo fisso, che facendo da contrappeso provoca il tanto agognato effetto autoferrata. 
In questo momento la carpa viene perforata profondamente dal nostro amo, ed è questo il punto cruciale da analizzare.




Prendiamo in considerazioni i tempi di reazione nostri e del pesce. Come possiamo ben immaginare, in queste fasi il pescatore è costretto ad inseguire e si trova in una posizione di svantaggio nel combattimento. I primi movimenti appena successivi l’abboccata sono i più frenetici, e nel momento in cui noi interveniamo sul pesce ferrando e prendendo la canna in mano, la nostra carpa avrà già fatto abbastanza movimento per porci in una situazione di pericolo, inteso come possibile rottura. 
Una carpa punta, ( come si dice in gergo) istintivamente cerca come prima cosa il fondo, zona nella quale spesso e volentieri vi sono oggetti o piante che possono essere utilizzate come rifugio. 
Quindi abbiamo compreso che nel 90% dei casi una carpa bucata in modo deciso dalla nostra montatura fissa, avrà una reazione scomposta. 
Successivamente, trovato il fondo, effettuerà fughe repentine mantenendo la solita profondità e a questo punto noi ci troveremo di fronte a due possibili situazioni : la prima è che riusciamo a staccare in modo adeguato il pesce dal fondo, nella speranza che il filo non sia già troppo rovinato, prendendo così in mano le redini del gioco; la seconda è quella che si verifica nella maggior parte dei casi ossia che la carpa abbia rovinato a tal punto il filo da potersi liberare agevolmente. 
Come possiamo riparare a questa situazione che ci vede del tutto sfavoriti? La mia risposta è molto semplice ed ampiamente motivata: si costruirà una montaura a piombo libero, e vediamo perché.



fine prima parte...


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