testo di: Raffaele Malfatti
foto di: Matteo Diodati
Ogni spot ha storia a sé, su questo, chiunque abbia un minimo di esperienza non ha alcun dubbio!
Spesso però siamo portati ad interpretare la nostra tecnica in modo troppo "ortodosso" seguendo la scena carpistica così come ci viene proposta attraverso i vari canali comunicativi ( internet e mensili) . Il titolo dell'articolo si riferisce proprio al fatto che, in determinate condizioni, che proverò ad analizzare più accuratamente in seguito, le nostre fatiche alla ricerca delle carpe non solo possono essere esagerate, ma addirittura risultare controproducenti! In particolare, molti carpisti tendono ad usare il natante in modo pressoché automatico, senza prima valutare la sua reale necessità.
È ovvio, non mi riferisco alla pesca in grandi laghi, ma alla pesca in cava.
Durante le ultime esperienze fatte, ho avuto l'occasione di constatare quanto la scelta dell'utilizzo o meno della barca possa non solo essere un fattore determinante nell'esito di una sessione, questo è ovvio, ma essere anche un ostacolo nell' interpretazione del comportamento delle nostre avversarie.
non sempre occorre la tenda |
Spot 1 : Come già affermato prima, vi sono situazioni in cui è quasi impossible prescindere dall'utilizzo della barca, come appunto nei grandi laghi. Vi sono però spot che necessitano una differente valutazione. È il caso delle cave di piccola/media dimensione. Recentemente insieme a Matteo, ho affrontato una cava di dimensioni considerevoli, a me del tutto nuova, con profondità molto elevate già a pochi metri dalla sponda.
La prima sera, quella in cui decidemmo di pescare in quelle acque, arrivammo alla cava molto tardi perché avevamo inizialmente deciso di affrontare un'altra piccola cava che tenevamo d'occhio da un po' ma sfortunatamente ( o no?!) quella sera qualcuno ci aveva preceduto e dovemmo ripiegare sulla seconda opzione. Eravamo senza barca perché per la prima opzione non sarebbe stata necessaria, eravamo stati poco previdenti. Per questa cava, secondo le poche informazioni che avevamo, era indispensabile il natante, ma ormai era tardi e alle volte ci si deve accontentare, però non ci perdemmo d'animo . Prima di decidere gli spot dove andare ad insidiare le carpe, dedicammo un bel po' di tempo all'ascolto, ogni rumore è un indizio prezioso, un pescatore lo sa!
La cava pareva molto attiva e si susseguivano salti pressoché in ogni zona ad intervalli di pochi minuti, a volte anche meno, anche nei punti centrali, a circa 30/40 metri dalla nostra postazione, risultati in seguito, dopo un accurato plumbing, essere quelli più profondi della cava. Ma questa ampia zona di cava appariva monotona, e senza alcun tipo di scalino, algaio o legnaia. Un fondale piatto e vastissimo senza punti di riferimento e senza variazioni seppur lievi di profondità ma pur sempre senza ostacoli.
Era fine Maggio, la temperatura esterna e quella dell'acqua erano già piuttosto elevate.
Non avevamo esperienze sul posto, nè feedback da altri carpisti se non le poche foto viste su internet, tutti rigorosamente con la barca, ma visto che il tempo era poco e la mariposa ai box decidemmo di prediligere un approccio classico, occupando tutto il sottosponda raggiungibile a lancio e facile da pasturare.
la barca ha i suoi pro e contro |
Ingolosito dai salti che si susseguivano, decisi poi di lanciare un innesco in un punto qualsiasi del vasto fondone di fronte a me, riuscendo a pasturare in modo molto preciso con dieci/venti palline intorno all'innesco grazie a marker e cobra.
Risultato finale: tre pesci di discreta taglia a guadino, la prima ingannata da Matteo con le sue granaglie nel sottosponda e due prese ad oltre 9 metri di profondità, entrambe proprio su quella canna lanciata apparentemente "nel vago".
La settimana successiva, assai più calda della precedente, decidemmo di utilizzare la mariposa per scandagliare e trovare qualche buono spot lungo le sponde più distanti della nostra postazione. I pesci saltavano continuamente ovunque, proprio come una settimana prima e sempre più nelle zone d'acqua profonda. Decisi quindi di azzardare di nuovo, nello stesso identico modo di 7 giorni prima ed il risultato di quella sessione fu illuminante . Tre partenze, tre splendide baffone portate a guadino , tutte sulla canna in profondità, mentre fu silenzio tombale dagli altri 5 segnalatori.
A colazione come al solito ragionammo sulla sessione e concludemmo che la temperatura dell'acqua, alzata di 2 gradi rispetto alla prima sessione, era forse il principale fattore che spingeva i pesci a cibarsi nelle zone più profonde della cava, ed essendo ormai iniziato il mese di Giugno la tendenza sarebbe stata assolutamente quella per ancora un bel po'. Fu così che decidemmo entrambi di cambiare totalmente strategia! Solo una canna sottosponda, nelle zone più ombreggiate, e due nel fondone di fronte a noi con una pasturazione il più possibile vicina all'innesco.
Le nostre deduzioni si rivelarono corrette. In ogni sessione seguente, le partenze furono sempre più numerose ed in pratica quel primo pesce catturato da Matteo durante prima sessione fu anche l'unico preso a basse profondità.
specchi combattiva a guadino per Raffaele |
Per questo a posteriori reputo sia stata una grande fortuna quella di aver affrontato la prima volta quelle sponde senza la barca.
Sono convinto che avendola utilizzata fin dal principio, mai avrei sognato di calare una canna in un punto così imprecisato e anonimo della cava, quando avrei potuto facilmente raggiungere sponde selvagge e impervie dove le carpe si sentono più protette e quindi sono meno sospettose.
Credo però che così come la calura estiva induca a questo tipo di comportamento le carpe di quella cava, i freddi autunnali incidano inversamente!
Come dicevo inizialmente, ogni spot ha storia a sé! Quanto detto per questo per questa cava può non valere per altre, ed è il caso dello Spot 2, di cui parlerò nel mio prossimo post!
Una cosa è certa, ogni occasione è buona per aggiungere qualcosa al proprio bagaglio di esperienze e perché no anche per condividerle con chi ha la tua stessa passione!