domenica 24 novembre 2013

Contro Tendenza

testo e foto di  Matteo Diodati


pesci sospettosi...strategie invariate...cappotti...

...è il momento di cambiare, azzardare e fare test...

Proprio così...facendo sempre le stesse cose possiamo ottenere risultati ma non per sempre. C' è bisogno di innovazione, variabilità e ricerca di una via alternativa, facendo cose che a volte vanno contro tendenza.


adattarsi anche nello stretto


terminali

Noto sempre di più la tendenza a utilizzare per troppo tempo i soliti terminali ed è per me un errore grossolano dato che alla lunga le carpe imparano a riconoscerli e a scamparvi. Cambiare spesso dimensione dell' amo, lunghezza e meccanica del terminale ci permette di non dare mai punti di riferimento al pesce, è vero poi che ci sono quei luoghi che richiedono più o meno sempre la solita tipologia di terminale ma io faccio particolare riferimento a quei posti un po' più pressati dove vivono grandi e sospettose carpe. 
Il concetto che voglio trasmettere è quello della semplicità, in quanto non credo che terminali che richiedono una costruzione complessa e laboriosa fruttino più catture ma anzi, spesso ci complicano semplicemente la vita e ci annebbiano le idee.


esche alternative


esche

La boilie è l' esca principe per la nostra tecnica ma ricordiamo che le migliaia di tonnellate di queste esche che vengono scaricate all' interno delle acque, inducono sempre più i pesci alla sospettosità verso questo tipo di cibo che è nutriente, odoroso e gustoso ma anche molto differente rispetto a ciò che trovano in natura.
Conosco molte carpe famose catturate molto di rado con boilies e tutto ciò è dovuto sicuramente alla loro sospettosità oltre alle abitudini alimentari derivanti dal loro ceppo di appartenenza. Proviamo ad utilizzare esche alternative come granaglie, pellet e tutto ciò che può essere contenuto anche nelle apposite calze da innesco,
ma ricordate che nulla è sostituibile al cibo naturale.

un mix letale


spot e pasturazione

Per quanto riguarda lo spot consiglio di provare spesso ad indirizzare il nostro interesse verso quelle zone poco considerate e un po' dimenticate dalla massa. Ricordo l' articolo di un carpista, il quale aveva concentrato la propria azione di pesca nella piccola ansa di una grande cava molto pressata (vi avevo pescato anche io). Tale zona non era mai stata molto produttiva in quanto a pesci di grossa taglia e di conseguenza i frequentatori del lago concentravano continuamente la loro pesca in altri spot battuti sempre più assiduamente; con piccoli accorgimenti per gli inneschi e pesturazione, questo bravo carpista era riuscito a catturare una bellissima specchi di 17 kg mai presa fino ad allora.
Ci tengo a dire che a mio avviso la pasturazione preventiva aumenta del 50% le possibilità di successo sia per quanto riguarda il numero di catture che la taglia, ovviamente a seconda anche della tattica.


fasi di pasturazione successive al lancio


 risultati

Cosa c' è di più appagante che godere del proprio successo?
Ricercato, sudato e che ci ha tenuto notti a riflettere sulle nostre strategie...e poi arriva dopo una settimana, un mese, un anno o addirittura dopo una decade, il pesce dei nostri sogni.

Una notte il segnalatore inizia a suonare all' impazzata ed è lei, finalmente, la regina che avevo sognato e visto nelle foto di altri carpisti per molti anni, ma che fino ad ora, per motivi più o meno sconosciuti, non si era mai concessa a me...


un pesce ricercato anni e catturato con tecniche alternative


...che i vostri sogni possano divenire realtà...

...un saluto a tutti e alla prossima!!!



mercoledì 6 novembre 2013

IL “NOSTRO SETTEMBRE LUCCHESE”



Per la prima volta accolgo questo intenso periodo di eventi per la mia città con uno spirito del tutto nuovo.
Prima di spiegarne il motivo ci tengo a ringraziare due ragazzi che da un anno a questa parte mi stanno permettendo di condividere con loro una passione vera e viscerale quale è per noi la pesca e che adesso mi stanno dando la possibilità di partecipare con loro al progetto di questo Blog. Quindi un grazie di cuore va a Matteo e Claudio. Grazie per tutto!

Come dicevo, dopo un'estate veramente calda la voglia di andar a pescare era ormai irrefrenabile. Fortunatamente già dagli inizi del mese il clima ha iniziato a mutare, piogge e aria fresca hanno iniziato a farsi più frequenti. Anni fa vivevo questo momento con quell'aria nostalgica di chi vede andarsene la “bella stagione”, quest'anno più che mai la pioggia ha avuto per me un altro profumo, quello delle fresche nottate passate in tenda, aspettando una cattura che manca già da un po', insomma, un nuovo Settembre Lucchese!
Il primo weekend libero dagli impegni arriva, si torna a caricare la macchina, l'animo è in fermento e la voglia di stare in compagnia con le canne in pesca in riva al lago finalmente si tramuta in realtà.
Decidiamo di affrontare una cava già conosciuta e battuta in passato dai miei compagni di ventura. Una leggera pasturazione preventiva fatta in settimana è l'unica tattica che usiamo, ancora non sappiamo se anche la cava ha sentito il vento d'autunno.
Ed eccoci lì, di nuovo in pesca, di nuovo a ridere e scherzare sotto la luce di una splendida luna piena. La notte passa più o meno tranquilla e alle prime luci del mattino come d'incanto arriva la sveglia, quella sognata durante tutta quella notte. Una partenza decisa seguita da un combattimento vero ed intenso portano ad affiorare dall'acqua una splendida specchi. Se non fosse stato per la brezza fresca sul viso non sarei riuscito a distinguere quei minuti dal sogno.
Per la prima volta nella mia vita stringo tra le mani un pesce di una bellezza e di un'imponenza incredibile! Attimi che volano via, tutto passa in fretta, qualche foto veloce ed un saluto a “London” prima di liberarla! Se il buon giorno si vede dal mattino......  


Raffaele Malfatti

martedì 11 giugno 2013

La rivincita dei canali


a cura di Matteo Diodati


Poco fuori dalla mia provincia, un piccolo canale raccoglie le acque di tutti i fossi di scolo provenienti dai campi irrigati e da tutta quella zona che secoli fa, prima di essere bonificata, era molto paludosa.
Fin da piccolo ero a conoscenza della grande quantità di pesci contenuti in questo piccolo ma vivo corso d' acqua, dato che con mio padre spesso mi cimentavo nella pesca al luccio e con la bilancia.
Da qui poi gli anni sono passati e le mie attenzioni si sono rivolte a ben altri posti, dando per scontato che le belle carpe che siamo abituati a ricercare noi carpisti, non potessero vivere in un ambiente tanto piccolo.




Una mattina a lavoro, chiacchierando con Luigi, un signore anziano pescatore di vecchia data, che vive nei pressi di un tratto del canale, vengo a sapere della presenza di alcune grosse carpe.
Ascoltare i vecchi mi è sempre piaciuto fin da piccolo perché il modo con cui raccontano le cose, con la visione di tanti anni fa, e lo stile misterioso di chi era abituato a sentire molte leggende prima che la scienza spiegasse tutto, mi ha sempre affascinato.
Nella mia mente questi racconti hanno alimentato, come in un bambino, la fame di scoperta. Così a breve mi sono diretto verso le zone più basse del canale, in cui le acque più profonde, potevano garantire un ambiente adatto alla vita delle grosse carpe.


fasi di osservazione e pasturazione


Arrivato non senza problemi, nella zona idonea alla mia pesca, ho iniziato ad osservare con pazienza possibili movimenti del pesce, che in ambienti di così piccole dimensioni tradisce facilmente la sua presenza. 
Sono riuscito a chiedere informazioni ad alcuni pescatori del posto, i quali preparavano un bel fritto catturando piccoli pesciolini col galleggiante. Come immaginavo hanno subito cercato di scoraggiarmi e di indirizzarmi da altre parti ma questo era proprio ciò che volevo sentirmi dire. Certi anziani, che hanno vissuto per anni quel luogo, dimostrano una forte gelosia. Non possiamo biasimarli, basta pensare ai nostri spot segreti. Faremmo la stessa cosa.
A questo punto ho raggiunto a piedi la parte finale del canale, zona in cui si getta in un fiume dopo un piccolo sbarramento. Da qui ho iniziato a pasturare risalendo per 500 metri a monte con circa 5 kg di boilies self made molto nutrienti e complete a livello alimentare.
Sapevo che in un ambiente così piccolo, dove la fonte di cibo è limitata, una carpa di grosse dimensioni si sarebbe subito accorta del mio cibo. Ho voluto lanciare poca esca in modo che le carpe si potessero abituare gradualmente al nuovo alimento, ovviamente palline di buona misura.


cibo naturale o artificiale?...eterno dilemma


Risalendo ho raggiunto un gruppo di alberi sulla sponda che coprivano un bel pezzo di acqua e costituivano una buona zona di riparo. Se fossi stato una grosso pesce mi sarei infilato proprio li dentro ed infatti dopo alcuni minuti di osservazione solo grazie all'udito ho percepito la presenza delle carpe. Un rumore che ricordavo molto bene arrivava da alcuni metri alla mia sinistra dalla riva opposta. Non era altro che una bella baffona che succhiava i fichi a galla.
Immediatamente mi sono accorto di quanto l'esperienza mi abbia ben condotto in tutti quei metri di canale.
Con un pensiero di iniziale soddisfazione ho finito di lanciare le mie palline e sono tornato verso casa, immaginando di agganciare all'amo quella bella carpa appena vista.



...fine prima parte...



















martedì 21 maggio 2013

Micro Session

testo di Matteo Diodati
foto di Matteo Diodati e Claudio Baroni

Chi di voi pratica solo lunghe sessioni? voglio consigliarvi altro...

...riflessioni...

Oggigiorno il carpfishing ha assunto le sembianze di una moda in cui sembra logico e scontato dover partire solo per lunghe sessioni con l' auto stracarica di attrezzature di ogni genere. Ho visto in giro molta gente piombare sulle rive di fiumi e laghi come uscita da un negozio dopo una spesa milionaria in attrezzatura, eppure di tutta quella roba ho visto usare un 10% appena.
Tende enormi per una singola notte, barche laddove si pesca bene a lancio e non serve l' ecoscandaglio, rod pod ritti al cielo in cave lunghe appena 100 metri, chilometri di treccia in bobina per pescare in una vasca da bagno, tanti secchi e pacchi di esche di dubbia qualità ecc. ecc.
Ma cosa succede?
In che direzione stiamo andando?

alcune carezze prima di un rilascio

Volgiamo lo sguardo al passato quando la pesca si concentrava in poche ma produttive ore di pesca in cui lo studio del settore era tutto e in 3 ore si era capaci di effettuare belle catture.
Parlo al passato ma tutto ciò è ancora possibile soltanto che siamo annebbiati da tutto il complesso sistema strutturato da video e riviste per la quale lavorano persone che possono dedicare a pieno il loro tempo a questa bellissima disciplina...BON PER LORO!!!
Molti di noi, persone normali che lavorano ed arrivano al sabato stanchi e vogliosi di relax e catture, hanno ceduto da tempo oramai alle tentazioni di molti laghi "a pago" divenuti famosi per le grosse catture e con la facilità con cui vengono effettuate...non voglio criticare...ASSOLUTAMENTE!!!
Si innesca però un sistema complesso che cade nell' illegalità (non voglio fare di tutta l' erba un fascio), e qui mi ricollego al commercio illegale che affligge oramai il nostro paese per quanto riguarda il "volo" di molti pesci da grandi acque libere a piccoli o grandi che siano, laghi gestiti.
Qui mi fermo, credo di aver detto già anche troppo ma con tranquillità e trasparenza anche perché se riflettete è la realtà del panorama italiano, purtroppo.


Tre ore di pesca

Arriva finalmente il caldo e le giornate sono decisamente più lunghe; ciò ci permette di sfruttare con più voglia le ore finali della giornata e/o anche le primissime ore notturne. 
Dopo aver preparato un panino o aver cenato un po' prima del solito è decisamente interessante partire per una "micro" sessione, non la chiamo "short" perché parlo veramente di 2/3 ore di pesca; ovviamente ci dirigeremo verso spot non lontani da casa tenuti costantemente pasturati da un po' di giorni.


pesci in grado di togliere la canna di mano


Lo stretto necessario si limiterà a pochissima attrezzatura:

  • canna;
  • guadino;
  •  un picchetto con segnalatori acustico e visivo;
  • un secchio contenente poche esche, bilancia ed una fotocamera compatta;
  • materassino.

Davvero pochissime cose che porteremo in un solo viaggio e che ci permetteranno di essere in pesca in pochissimi istanti. Lo spot in cui ci situeremo dovrà ovviamente essere ben conosciuto da parte nostra e dovrà trattarsi della zona più frequentata dai pesci di tale acqua.


 potentissima Wild catturata in una sessione di appena tre ore


Volgendo particolare attenzione a non provocare rumori lanceremo le nostre trappole pasturando con un saccheto in pva e con una manciata di boilies sbriciolate e pellet. L' esca dovrà essere performante e rendersi adescante da subito in acqua, perciò sarà fondamentale lasciare l' innesco ad ammollare in un dip a base alcolica per alcune ore prima dell' utilizzo in pesca.
In questi casi sopra altri ci daranno una marcia in più gli inneschi pop-up o ad "omino di neve" i quali si presenteranno con più risalto rispetto alla pastura adiacente ad essi.




Effettuando tre o quattro "mini" sessioni a settimana avremo la somma di ben 9/12 ore di pesca all' attivo senza dover fare nottate piene; la nostra azione di pesca si concentrerà così su diversi giorni e sarà più facile trovare il pesce attivo in almeno una delle 4 occasioni.
Pasturando con costanza nei soliti orari renderemo più abitudinaria  l' alimentazione delle carpe le quali ci attenderanno con impazienza nel dopolavoro.

Chi ha detto che occorrono lunghe sessioni per catturare?

In bocca alla big!!!












mercoledì 24 aprile 2013

Tra le Alghe

testo e foto di    Claudio Baroni

Salve a tutti amici lettori, chi di voi passando a fianco a dei banchi di alghe non ha mai ceduto alla tentazione di calarci una lenza vicino o, perché no, al suo interno?



Ovviamente la scelta di pescare vicino a questo tipo di ambienti risulta spesso fruttuosa, ma andiamo ad analizzarla nel dettaglio: capiremo così quali sono i pregi e i difetti della ricerca di ciprinidi nella vegetazione acquatica.
Dato per scontato che disporremo della barca per calare le nostre lenze (sconsiglio vivamente la pesca tra le alghe a lancio) come buona regola andremo ad osservare quale è lo stato effettivo della vegetazione ovvero, anche toccando con mano, testeremo la conservazione di esse.
In presenza di alghe in stato vegetativo e sane potremo considerare buona la zona di pesca, sempre valutando il fatto che esse rilasceranno buone quantità di ossigeno nel periodo diurno, per andare a rilasciare poi anidride carbonica nel periodo notturno. Da considerarsi quindi ottimi spot durante il giorno e poco produttivi o del tutto negativi durante la notte. Il buon stato di conservazione è indice anche di forte resistenza all’abrasione, cosa che ci obbliga nell’uso di treccia e un metodo di pesca a volte bizzarro.
Potremo trovarci anche di fronte a banchi di alghe in putrefazione, già staccate dal fondo, che ci permetterebbero una buona azione di pesca, ma che allontanano completamente i pesci e porteranno sicuramente a zero le nostre possibilità di successo.
La nostre amate carpe adorano girare tra le alghe alla ricerca di tutti quei microorganismi che le popolano, sicura e consistente fonte di cibo. Osservando con attenzione potremo vedere i banchi di alghe che si spostano al loro passaggio, per non parlare poi delle autentiche “stradine” che creano al loro transito. Tutto questo ci permetterà di intercettare i loro movimenti andando a calare anche all’interno della fitta vegetazione, usando però vari accorgimenti affinché la nostra azione di pesca non venga intralciata dalle verdi piante. 


Vendiamo al sodo; prepariamo il nostro inganno utilizzando, nel caso in cui opteremo per la pesca dentro le alghe, esche prevalentemente galleggianti applicando del foam sull’amo e, come ulteriore sicurezza, inseriamo tutto il terminale all’interno di un capace sacchetto in PVA, contornato da una manciata di palline o granaglie asciutte dall’acqua e andiamo a calare dove più ci aggrada considerando quanto detto prima.
Nel maggiore dei casi la partenza sarà di pochi bip, pronti a saltare in barca non dovremmo nemmeno ferrare ma andremo direttamente sopra il pesce. Seguite la treccia anche con le mani e liberatela dal groviglio di alghe che vi si è formato, questo vi permetterà di ristabilire il contatto con la carpa e portarla poi a guadino.
Tutto questo ritorna a sottolineare quanto importante sia l’osservazione per un carpista. Spendere anche qualche ora girando in lungo e in largo per i laghi darà i suoi frutti, analizzare lo spot toccando anche con mano quello che lo caratterizza, cercare punti sopraelevati e, con l’aiuto del nostro fido binocolo, individuare i movimenti e tutto ciò che tradisce la presenza dei branchi di carpe.


Il periodo dell’anno che stiamo attraversando, ovvero la primavera, favorisce nettamente lo sviluppo della flora in ogni specchio d’acqua dove esse è presente. Spero di esservi stato di aiuto nell’affrontare questo tipo di ambiente, può regalarvi grandi emozioni, non sottovalutatelo e non fatevi mai scoraggiare dalle azioni di pesca complicate, spesso sono la via del successo!

mercoledì 17 aprile 2013

Grossa Minutaglia


testo e foto di   Matteo Diodati


Arriva la primavera e purtroppo non sono solamente le carpe a risvegliarsi dal lungo letargo di questo inverno; branchi di carassi, scardole, tinche, breme e cavedani iniziano la ricerca di cibo spinti dalla temperatura in grande rialzo dell' acqua e senza troppi scrupoli si lanciano sulle nostre pasturazioni rendendoci la vita impossibile mentre siamo in pesca.

carassi e scardole divengono frenetici sopra i letti di pastura 

Ho voluto intraprendere questo argomento per parlare delle strategie di pesca che ci permettono di fare realmente la selezione dei pesci di grossa taglia quando banchi di pesce bianco, anche di buone dimensioni (da qui nasce il titolo dell' articolo), ci costringe a notti insonni a causa dei continui "bip" degli avvisatori.

un "big" cavedano catturato con boilie da 24mm


L' innesco

Sfatiamo immediatamente il concetto esca grossa = pesce grosso.
Molti praticanti della nostra tecnica restano ancora convinti che sia davvero un' esca voluminosa a portare la big a guadino e in pochi casi posso essere anche d' accordo; molto spesso però l' arma vincente è la pasturazione che tratteremmo fra poco.
Personalmente non amo pescare con boilies di dimensioni superiori ai 20 millimetri di diametro, considerando anche il fatto che un esca di grandi dimensioni è più difficile da aspirare perfino da un pesce di taglia. Rischiamo quindi di ridurre di molto il nostro numero di catture dato che è provato il fatto che un esca più piccola è in grado di allamare meglio la bocca del pesce oltre a rappresentare un inganno migliore.
Solitamente tendo ad innescare esche di grandi dimensioni nella pesca a lunga e lunghissima distanza, in cui è fondamentale evitare che un pesce di disturbo si vada ad allamare senza farci avvertire il minimo "Bip", distogliendo così la nostra lenza dall' azione di pesca. Altra soluzione interessante è lanciare il nostro innesco alcuni metri fuori pastura evitando la calca dei branchi di piccoli pesci e magari stuzzicando la voglia di qualche bella baffuta che attende il suo turno nei paraggi.


carpa di pochi etti caduta su di una 32mm


La pasturazione

Da evitare assolutamente pasturazioni a base di particles o pellet eccetto per gli spot vergini o per richiami periodici dopo fasi iniziali di approccio. La boilie deve rapidamente prendere il sopravvento in modo da permetterci la ricercata selezione che arriverà in posti più rapidamente, in altri più lentamente.
Ovvio che ogni ambiente ha i suoi tempi e dobbiamo comunque sia fare molteplici tentativi prima di capire quale strategia sia più conveniente, specialmente nei fiumi dove le regole cambiano di anno in anno anche in zone relativamente vicine.
Possiamo spesso optare per esche alternative quali ad esempio le tigernuts che non interessano minimamente al pesce di disturbo nonostante il piccolo calibro.
In molti casi saranno poche le alternative e dovremo abituarci a convivere con il continuo assedio di grossi pesci di disturbo che non esiteranno ad ingurgitare anche grosse boilies; diminuiremo a questo punto la sensibilità dei segnalatori ed attenderemo la partenza più decisa classica della carpa, anche se spesso pure i grossi e famelici cavedani non esitano a prendere filo dalla bobina del mulinello.


una forte regina caduta tra un "bip" e l' altro della minutaglia 


Come sempre i miei sono consigli dettati dalla mia esperienza personale e ribadisco le poche regole fondamentali:

  • pasturazione iniziale con particles e a proseguire con solo boilies;
  • boilies secche e dure come sassi;
  • lanciare spesso fuori pastura;
  • usare anche esche alternative;
  • dotarsi di grande pazienza.

 ciao a tutti e alla prossima...

mercoledì 10 aprile 2013

Ambienti Rocciosi


a cura di  Emanuele Petri


Premetto che questo articolo vuol essere solo una semplice descrizione del modo in cui affronto determinate situazioni, in questo caso quelle in fondali rocciosi, che può essere condivisa o meno, in base anche al proprio modo di pescare.

FILO o TRECCIA!?
Parto dall' elemento che insieme al terminale è uno dei più importanti, e anche quello che ricoprirà lo spazio maggiore in acqua. In questo genere di fondali personalmente evito l' utilizzo del trecciato in bobina, che si indubbiamente offre maggior sensibilità se peschiamo a lunghe distanze, ma che in presenza di grosse e taglienti rocce sul fondale non mi offre quella resistenza all' abrasione di cui ho bisogno, quindi la scelta per quanto mi riguarda ricadrà nell'utilizzo del monofilo, che sia ovviamente di ottima qualità, che mi garantisca poca elasticità e un ottima resistenza all' abrasione, per i diametri per quanto riguarda il monofilo personalmente non scendo mai sotto lo 0.40 preferisco anzi abbondare con diametri del 0.45-0.50 che andrò poi ad abbinare ad uno snag leader in fluorocarbon dello (0.60-0.70) della lunghezza di circa 15 metri.



LEADCORE
Anche in questo caso evitarò, come stato fatto per il trecciato, i classici leadcore con anima in piombo, la mia scelta invece ricadrà sull 'utilizzo di un "leadcore ibrido" in materiale fluorocarbon, dal diametro generoso (120Lb), crimpato con gli appositi conetti alle estremità, creando cosi l' asola di collegamento allo snagleader, ovviamente verranno montante solo clip per piombo a perdere. La peculiarità di questo tipo di leadcore, oltre a quella della resistenza all' abrasione, è quella di non rovinare la superfice della carpa, in caso di contatto prolungato con essa.

Leadcore "ibrido" pronto al suo utilizzo



TERMINALE
Arriviamo alla parte finale della nostra montatura, il terminale. Utilizzo del montature CombiRig caratterizzate da una prima parte in trecciato morbido (35-45lb) della lunghezza di 5-6cm per dare mobilità all' amo, collegata poi tramite nodo allbright un ultima parte in fluorocarbon dello (0,50), in questo caso mi aiuterà in caso di sfregamento con gli ostacoli ma anche come antigroviglio in fase di lancio, la lunghezza del terminale andrà dai 25-30cm.
Una delle montature che preferisco in questo genere di ambienti

In definitiva questi sono gli accorgimenti che io adotto in questo genere di ambienti e che a parer mio riducono al minimo le possibili rotture dovute allo sfregamento con ostacoli. Ciao e alla prossima.

Abituate a grufolare su fondali duri e sassosi


Emanuele Petri






mercoledì 3 aprile 2013

Amore granaglie


Oramai tendiamo tutti ad associare la boiles all’inganno per eccellenza nella moderna pesca alla carpa, ma voglio sottolineare quanto le granaglie in generale siano per me importanti.
 Ogni cattura viene accompagnata dalla solita domanda su quale tipo di boiles abbia portato ad essa, decretando in molti casi addirittura il successo commerciale di una linea di prodotti, che siano essi esche già pronte o tutto quello che serve per realizzarle. A mio avviso tra la varietà di particles reperibili sul mercato, troviamo la giusta alternativa all’ esca "rotonda", valida in ogni situazione che ci troviamo ad affrontare!


La carpa riceve importantissimi segnali olfattivi dalle granaglie tanto che, alcune di esse, vengono riconosciute immediatamente come fonte naturale di cibo, questo mi porta ad includerle quasi di prassi in ogni mia strategia di pasturazione. È sbalorditivo osservare la bramosia e l’ingordigia dei nostri amici ciprinidi al cospetto di un’abbondante letto di granaglie, al punto di far perdere ogni freno inibitore inducendole così a cadere sui nostri inneschi.
Le caratteristiche organolettiche e nutrizionali delle granaglie presentano differenze essenziali tra loro, potendo dire che alcune siano molto digeribili ed altre totalmente il contrario. Inoltriamoci quindi nel dettaglio andando ad analizzare quelle che sono le particles più utilizzate per le nostre battute di pesca.

le varie alternative possibili

IL MAIS

Sicuramente l’esca principe tra tutte le granaglie è da sempre il prodotto naturale più utilizzato. Riconosciuto fin da subito come ottima fonte nutrizionale può essere utilizzato in ogni stagione e tipo di acqua da affrontare. Può essere preparato principalmente in due maniere;
·         Tenuto in ammollo a macerare per 36/48 ore, fatto poi bollire per circa 30 minuti.
·         Tenuto semplicemente in ammollo, questa volta per un periodo più prolungato di 48/72 ore, preparazione tipica dei carpisti francesi che mantiene il chicco più solido e trattiene di più le qualità del prodotto
Questi procedimenti non vanno sottovalutati in quanto il mais deve aver effettuato la fase di fermentazione, processo che sarebbe del tutto nocivo nel caso in cui avvenisse durante la digestione del pesce.
il test di un innesco bilanciato

LE TIGER NUT

L’esca alternativa per eccellenza, molto gradita anche ai pesci più sospettosi ed alle grandi erbivore, è bensì poco digeribile. Questa nocciolina spagnola ha una consistenza molto dura, adatta a resistere all’attacco di gamberi e pesce di disturbo ed è facilmente preparabile con procedimento identico al mais; previa ammollo di 36/48 andremo a bollire leggermente di più rispetto al giallo chicco, all’incirca 45 minuti.


LEGUMI


Ottimi da inserire, nel rapporto non maggiore del 20/25% del nostro volume di pastura, presentano elevati valori proteici, andando ad arricchirne il risvolto nutrizionale. Tra questi vado a menzionare fave, fagioli ceci e perché no le lenticchie. Sono particolarmente adatti alla pesca autunnale, quando il pesce è attivo e ben propenso ad assimilare più energie possibili. I metodi di preparazione sono associabili alle particles già nominate, in quanto andremo a bollirle assieme.

LA CANAPA


Ultima e non per importanza vado a nominare questo piccola ma inimitabile seme.
Vanta un potere attrattivo nei confronti dei grandi ciprinidi direi imparagonabile, oltre ad essere completa a livello nutrizionale. Come nel caso dei legumi, anche per le sue ridotte dimensioni, è consigliato affiancarla al solito mais, diventando così un’eccellente integrazione alla nostra pastura.
La preparazione è altrettanto semplice, messa a macerare per  12/24 ore facciamo bollire per circa 20 minuti, facendo attenzione a terminare la cottura alla comparsa dei germogli. Come piccolo trucco possiamo inserire un cucchiaio da cucina di bicarbonato di sodio ogni 5 litri d’acqua, favorendone così cottura e digeribilità.

il mix di particles pronto

Penso a questo punto di aver nominato il necessario per farsi un’idea di quello che è il mondo delle granaglie. Possiamo aggiungere alla lista anche altre esche altrettanto interessanti tra cui le bacche d’acero e le noci brasiliane di cui le carpe vanno veramente ghiotte.
Concludo nominando quelli che non possono essere riconosciuti come inneschi ma solo come ottimi alleati per le brevi e veloci paturazioni, ossia i fioccati. Facilmente reperibili e dalla preparzione pressochè nulla sono dei veri e propri richiami per le carpe in cerca di cibo, ma questo è un’argomento che andremo ad affrontare nello specifico in uno dei prossimi articoli.

una cattura di rilievo ottenuta con mais aromatizzato
A presto,
Claudio Baroni

mercoledì 27 marzo 2013

Scatti sempre al TOP


...bastano pochi ma efficaci espedienti e le vostre foto avranno quel tocco in più...

La fotografia è una bellissima passione che come il Carpfishing si forgia su doti innate: riflessività, pazienza e studio.
Mi sono avvicinato fin da piccolo allo "scatto" come succede spesso, attratto dalla passione di mio padre, datato fotografo dilettante.
Ho iniziato con le oramai storiche "usa e getta", le simpatiche "Polaroid" ed altre, fino a cimentarmi nell' uso delle reflex digitali dopo un attenta consultazione di manuali professionali. 



molti dettagli abbelliscono la foto



La fine del rullino

Le sempre affascinanti foto scattate su carta impressionabile rispecchiano oramai solo una voglia di "retrò".
La tecnologia infatti avanza ed è sempre maggiore la necessità di condividere in modo multimediale i nostri scatti; non c' è poi paragone in quanto a prezzi di stampa ed attese e la comodità di vedere immediatamente il nostro scatto su di uno schermo ci permette di ripeterlo modificandolo a nostro piacimento.

con un pò di fantasia ogni foto è unica

Voglio ora parlare delle tipologie di foto che caratterizzano le nostre sessioni di pesca per darvi alcuni consigli e migliorare la vostra tecnica di scatto.


Foto paesaggi

Per cogliere belle foto paesaggistiche occorre prima di tutto trovarsi nel posto giusto al momento giusto perché spesso la bravura passa in secondo piano e basta cogliere la bellezza della natura attorno a noi; se poi aggiungiamo un tocco di stile la foto diventa unica.

fase di lancio al tramonto in una grossa cava

Le poche regole fondamentali che voglio darvi, ad esempio quando fotografiamo un tramonto, riguardano la simmetria della foto: inquadriamo nel mirino 1/3 di cielo e 2/3 di terra interponendo magari in basso il rod pod, sfruttiamo i riflessi e cogliamo più particolari possibili nella foto. 
Il soggetto non deve essere sempre centrato ma anche decentrato, in più provate sempre a scattare con diverse esposizioni e perché no con il flash il quale darà una magnifica lucentezza agli oggetti in primo piano.


Foto catture

Occorre un minimo di esperienza anche per fotografare una cattura. Consiglio sempre di fare uno scatto di prova specialmente di notte con il flash, successivamente è necessario inginocchiarsi e porre la fotocamera ad una distanza variabile compresa tra i 2/3 metri dal pesce per evitare di bruciare la foto con la potente luminosità del flash. 

 una buona inquadratura da parte del fotografo

Inoltre sarà fondamentale la simmetria, cioè porre pescatore e preda bene al centro del mirno, cercando di occupare tutta la foto ma senza tagliare nessuno dei due soggetti.
 Consiglio sempre vivamente di rivolgersi al sole e, nel caso di scatti contro luce, utilizzate sempre il flash per non perdere i dettagli della livrea del pesce.


Lunghe esposizioni

Quante volte avrete visto, su riviste e siti internet, scatti con lunga esposizione di tramonti o scenari notturni?
Vi spiego ora le poche regole fondamentali...
...selezionate un alto tempo di scatto, anche 30'' se scattate con veramente poca luce; è necessaria una reflex posta su di un cavalletto, ovviamente dotata di esposimetro, il quale calcolerà il tempo necessario per impressionare il sensore.

da inesperto mi chiedevo come fosse possibile

Dopodichè basterà attendere tutta l' esposizione, durante la quale potremo dare un tocco di "magia", come nella foto che precedente nella quale è stato mosso il segnalatore a simulare l' abboccata di un pesce.


Accessori fondamentali

Nelle sessioni in solitaria vengono a divenire fondamentali alcuni strumenti che con un po' di pratica ci renderanno grande aiuto.
Il cavalletto, ad esempio, con le sue molteplici regolazioni ci permetterà la massima adattabilità a tutti i terreni e sarà indispensabile nelle sessioni in solitaria per gli autoscatti oltre che per le lunghe esposizioni.


Il telecomando a infrarossi invece ci evita di dover prendere in mano i pesci in tutta fretta e semplicemente avremo la possibilità di scattare, in pochissimo tempo, molte foto in posizioni differenti afferrandolo semplicemente tra due dita mente solleviamo le nostre catture. 


Vorrei accennare due righe alla pratica del foto-ritocco, del quale non sono un grande amante ma che ritengo utile nei casi in cui le foto non siano al top a causa di scarsa luce o altri problemi di scatto; tendo quindi a lasciare le foto il più possibile naturali modificando solo i parametri legati all' esposizione come luminosità, contrasto e saturazione.



Credo di avervi sintetizzato in breve tutti i modi per migliorare i vostri scatti e colgo l' occasione per ricordarvi che non è la fotocamera di ultima generazione che fa la foto superba ma il fotografo interessato ed appassionato...
...un saluto a tutti e alla prossima.

Matteo Diodati